Nuova Orchestra da camera “Ferruccio Busoni”
Giuseppe Albanese pianoforte
Massimo Belli direttore
Nuova Orchestra da camera “Ferruccio Busoni”
Giada Visentin, Sofia Manvati e Dario Samarani violino
Massimo Belli, direttore
Nuova Orchestra da camera “Ferruccio Busoni”
Ulisse Mazzon, Sara Zeneli e Giuseppe Gibboni violino
Massimo Belli, direttore
Nuova Orchestra da camera “Ferruccio Busoni”
Laura Marzadori, violino
Massimo Belli, direttore
Nuova Orchestra da camera “Ferruccio Busoni”
Domenico Nordio, violino
Massimo Belli, direttore
Nuova Orchestra da camera “Ferruccio Busoni”
Simonide Bracconi, viola
Massimo Belli, direttore
Pubblicato in occasione dei 50 anni di attività artistica dell’Orchestra da camera Ferruccio Busoni
C’era una Trieste, che affondava le proprie radici di civiltà nella dimensione soffice e discreta – ma rigorosamente professionale – di una gloriosa tradizione ottocentesca: quella “familiare” delle scuole musicali. Dove il piacere del “fare musica” trascendeva le ambizioni del successo personale, svolgendosi in una sorta di febbrile laboratorio di conoscenza. Il che spiega perché questa dimensione appartenga oggi al “mondo di ieri”.
Il segreto dell’Orchestra Busoni mi pare proprio quello di aver coltivato, raffinato quest’aura familiare nella qualità più che nella quantità, nelle ragioni e negli affetti più che negli effetti della musica. Indirizzando ogni programma nell’alacrità riservata di un illuminato atelier, dal barocco al repertorio contemporaneo. Di qui sono usciti progetti (documentati anche da incisioni d’alto valore editoriale) come le musiche di Andrea Luchesi ed Alessandro Rolla.
Dove la politica culturale non consente continuità e stabilità a formazioni come questa, soccorre l’aristocrazia sensibile e appassionata di Massimo Belli, soccorre la rigenerazione emotiva di questo “ritrovarsi” nel diletto antico della scoperta come se fosse sempre la prima volta.
Oggi come mezzo secolo fa.
Gianni Gori